Questo articolo esplora il contributo potenziale che accademici bianchi, affiliati ad istituzioni occidentali, possono offrire ai dibattiti sulla decolonizzazione degli studi organizzativi. In particolare, analizziamo le gerarchie razziali che sottendono GLI studi organizzativi e come queste siano incorporate e riflesse nelle istituzioni accademiche nel Regno Unito e altrove. L'articolo risponde principalmente a due domande: possiamo avere (noi autori e più in generale, accademici bianchi) un ruolo costruttivo nei dibattiti sulla decolonizzazione? E, che tipo di riflessività puó consentirci di contribuire a questi dibattiti senza colonizzarli? L'articolo é organizzato in quattro sezioni. Nella prima introduciamo il contesto del nostro contributo, focalizzandoci in particola modo sulla persistenza di logiche e dinamiche coloniali negli studi organizzativi e nelle istituzioni accademiche che li producono; nella seconda esploriamo aspetti relativi alle identità e il ruolo del colore della pelle nel costruirle e definirle, sia a livello individuale che collettivo; nella terza sezione analizziamo se e come questi aspetti siano riconosciuti o considerati nei curricula di management e studi organizzativi; infine, nella quarta sezione proponiamo il concetto di 'riflessività decoloniale', e il ruolo centrale che occupa in tale processo, la sperimentazione di vissuti di disagio, in particolare modo per accademici bianchi. Nel delineare la 'riflessivitá decoloniale' speriamo di incoraggiare altri accademici a esplorare criticamente e riflettere sulle persistenti ineguaglianze razziali negli insegnamenti di management and studi organizzativi. [ABSTRACT FROM AUTHOR]